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Il Lunedì dell’Inquilino

ULAY di Giulia Maulucci


Mi prendo una pausa dallo studio, fumo una sigaretta sul cesso e mi rendo conto di aver preso le tue abitudini che quando c'eri tu non avevo. Sono per terra, contro il termosifone. Mi sento comepiccola. Piango perché sono un po' stanca, ho fatto tante cose oggi, piove, ho fatto delle file, mi sono bagnata, mi sono bagnata tutti i piedi e gli stivali neri hanno stinto e non è bastato lavare le calze con acqua e sapone – Io ti vedo in un sacco dicose e non voglio più vederti. Ho lavato tutto quello che si poteva lavare qua dentro. Voglio andare in galera, perché non mi ci mettete in galera? Era tutto troppo banale. E dopo? Dopo Gocce ,abbronzature, ore, giorni, mesi, secondi, spettacoli, cene, sorrisi, case, traghetti, frangette, aerei -Non avevo mai preso un aereo da sola ed è bellissimo- noia, non dormo con te vicino, voglio i miei amici col cazzo che mi prendi, tremo nel sole cambia stagione piove ed io cammino piove ed io faccio chilometri, vestiti di qua e di la, una casa divenuta magazzino e a te piace dici, a me sventra, disperazioni, avanti e indietro, trascinata in un taxi, aggrappata ad un muro, tu sorridendo fai ciao ciao con la manina, io collasso nel water, mi aggrappo a te, fantastico su messaggi di una povera mentecatta, chi mi saluta da un taxi, chi mi porta via di forza, svengo su un letto e due ore dopo salgo su un altro taxi – è l'alba Milano mi saluta con dei fiocchi di neve- corro su un treno piena di valige, mi siedo e provo a piangere ma perdo i sensi, e mi sveglio a Roma - buio. Due giorni dopo sono ancora col cuscino in bocca, non mi sono proprio alzata, mi siedo fra scatoloni – è così strano vederli sul parquet di casa mia è strano perché erano lì fino a un'ora fa erano nostri erano la nostra vita erano i nostri giochi erano le nostre risate erano che poverini sono tutti ammassati in scatole marroni poverini- cadere nel sonno pure là, d'improvviso, senza sognare. Il terzo giorno supero un esame. Un mese dopo stermino un' illusione, non la tua però, la tua me la tengo come un sigillo, la difendo come un figlio menomato, come un feto in bottiglia, ti cullo come un fallimento e ti uso per scurire la voce e dare più trucco agli occhi, per comprare della biancheria da donna. Se ammettessi i miei danni smetterei di respirare. Ti ho perso ti ho perso per sempre. Valeva la pena.

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